05 settembre 2014

Non pago il mutuo e mi pignorano la casa

La casa venduta all'asta è spesso destinata
 a produrre un basso ricavo
Il pignoramento della casa, quando il mutuo non viene pagato, è il preludio della vendita forzosa, cioé la casa che costituiva il bene dato a garanzia per l'erogazione del mutuo, viene venduta all'asta per saldare con il ricavato il debito residuo del mutuo.
Questo può avvenire dal momento che rimangono impagate almeno 6 rate del mutuo in conformità di quanto dice la legge.
Per quanto rigurda il ritardo del pagamento, al di là dell'inevitabile segnalazione nella lista dei cattivi pagatori, vi è ancora la possibilità di recuperare il rapporto senza troppi danni.
Infatti l’articolo 40 del Testo unico bancario stabilisce che quando il pagamento di una rata viene effettuato con un ritardo compreso fra 30 e 180 giorni il debitore può evitare azioni esecutive pagando solo gli interessi di mora. Solo dopo sette ritardati pagamenti il creditore può chiedere il rimborso immediato dell’intero debito.
Non tutte le banche hanno il piede pigiato sull'accelleratore, vi possono essere dinamiche diverse e/o organizzazioni differenti per cui la risoluzione del contratto di mutuo può scattare in tempi e modalità differenti da banca a banca o addirittura da filiale a filiale dello stesso istituto di credito. Ma quel che è certo è che con un comportamento simile, il debitore da alla banca la facoltà di far scattare la procedura di pignoramento dell’immobile.
Queste informazioni, nella "vox populi" spesso sono distorte e danno una falsa "tranquillità" a chi deve decidere se pagare in ritardo le bollette o ritardare la rata di mutuo.
Questa regola delle sei rate + 1 ha messo nei guai più famiglie che avevano la convinzione di poter recuperare in extremis.
Chi pensa addirittura che ci si possa arabattare fino a che non arrivi un sollecito di pagamento, come se fosse un cartellino giallo d'amonizione che può essere ripetuto sei volte si sbaglia: il cartellino rosso scatta anche dopo un solo pagamento in ritardo, nel caso siano trascorsi più di 180 giorni dalla scadenza prestabilita nel piano di ammortamento dell’ente erogante e così si passa al "game over" mentre la pratica finisce nel "buco nero" dell'uffico contenzioso della banca.
In questi casi, quando si è in affanno, la soluzione può essere solo quella di giocare d'anticipo e dunque concordare subito con la banca un'alternativa, se è possibile, e verificare se si rientra nella moratoria prevista dal'accordo Abi - Associazione dei Consumatori che ha visto prorogato fino al 31 luglio 2012 la possibilità di attivare la sospensione per 12 mesi del pagamento delle rate mensili su un finanziamento ipotecario nell’ambito del "Piano famiglie".
Possono accedere coloro che stanno rimborsando un mutuo prima casa di importo fino a 150mila, che abbiano un reddito imponibile non superiore ai 40mila euro e che nell’ultimo anno abbiano subito eventi particolarmente negativi (morte, perdita dell’occupazione, insorgenza di condizioni di non autosufficienza, ingresso in cassa integrazione).

Estrema Ratio, la vendita dell'immobile che se fatta con i giusti tempi garantisce il debitore di poter rientrare del debito ma anche di poter recuperare quella differenza che rimane dopo questa operazione e che gli permetterà di trovare una sistemazione abitativa alternativa senza grossi traumi. La vendita all'asta dell'immobile pignorato sarebbe invece probabilmente un bagno di sangue sia per il debitore che per il creditore visto che in queste operazioni difficilmente si realizza più del 70% del valore commerciale dell'imobile e di conseguenza non vi sarebbe ne la copertura del debito (spesso il mutuo viene sospeso nei primi anni della sua vita lasciando intatto il capitale da restituire che originariamente è l'80% del valore dell'immobile più gli interessi di mora maturati che complessivamente traboccano il valore d'asta).
Ed è per questo che una soluzione stragiudiziale è conveniente e auspicabile per entrambi. In questi casi, dato la poca dimestichezza degli uffici del contenzioso a parlare (e a dialogare) con i clienti per poter raggiungere una procedura condivisa e visto che spesso anche l'operazione di vendita non risolverebbe il debito perché spesso i valori sono sbilanciati sul debito (le famose operazioni di mutuo al 120%), in questa fase è meglio affidarsi ad una società specializzata (meglio se già riconosciuta dalla banca) per affidargli la transazione che permetterebbe di chiudere la pratica con il famoso "saldo e stralcio". In questo caso, un tutor per il debitore garantrebbe la banca di non star a perdere ulteriore tempo sul possibile recupero del debito e inoltre, in presenza di ulteriori creditori (spesso il condominio e/o altre finanziarie e/o i debiti con il fisco), ci sarebbe la certezza che il coordinamento e gli accordi verrebbero gestiti in modo professionale e concreto da interlocutori preparati che conoscono le procedure.


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