20 febbraio 2012

«La vostra crisi non la paghiamo», gli abbiamo detto. Ce l’hanno regalata

L'Italia ha perso la sua libertà economica e
attende impotente lo scempio che ha già dilaniato la Grecia?
Gli Indignados hanno gridato i loro slogan ma ormai è tardi per temere che siano state solo parole al vento.
Nel nostro Paese non si respira ancora un'aria da guerra civile o comunque di grave crisi sociale come sta avvenendo in Grecia ma di certo non può regnare l'ottimismo.
Qualcuno da questa crisi ha pur guadagnato e anche se resta nell'ombra, è probabile che in qualche modo abbia anche trafficato perché ciò si realizzasse.
Il rischio che corriamo è che, dopo la "scorpacciata" fatta sulla pelle dei greci, questi vi abbiano preso gusto e non siano ancora disposti a fermarsi.

"La vostra crisi non la paghiamo"
I giovani, si sa, volano spesso sulle ali dell'utopia e spesso questa spinta a portato a dei grandi cambiamenti. ma in altre occasioni si è potuto essere solo testimoni inermi di tragedie che la sola protesta di piazza è stata anzi un sigillo inutile su ciò che era già avvenuto.

"Ce l’hanno regalata"
Nel 2012 l’Italia vede ulteriormente scendere la sua libertà economica. Secondo la classifica annuale Heritage Foundation-Wall Street Journal, il nostro Paese si ferma al 58,8 per cento, 1,5 punti percentuali in meno dell’anno scorso, conquistando la 92ma posizione (cinque in meno rispetto al 2011). L’Italia è classificata penultima nella graduatoria dei Paesi europei: peggio di noi solo la Grecia. Si tratta del terzo anno consecutivo nel quale si registra una riduzione della libertà economica italiana. Questa volta, a incidere negativamente sono soprattutto l’aumentare della corruzione percepita e l’incapacità, nonostante le diverse manovre, di mantenere sotto controllo le finanze pubbliche, incidendo sullo stock del debito. Più in generale, i punti strutturalmente deboli per la libertà economica nel nostro Paese stanno nella spesa pubblica (valutata ad appena il 19,4 per cento, 9,2 punti in meno dell’anno scorso) e la libertà del lavoro (43 per cento), oltre alla più ampia incertezza del quadro normativo e all’insostenibile pressione fiscale.

A questo proposito, è significativo che la classifica della libertà economica di quest’anno veda il ritorno del Cile e l’ingresso delle Mauritius fra i 10 Paesi più liberi al mondo.
La classifica è ancora una volta guidata da Hong Kong, Singapore e Australia, mentre gli Stati Uniti occupano la decima posizione. All’interno dell’Unione Europea, il Paese più libero è l’Irlanda (76,9 per cento, nona posizione), mentre il meno libero è la Grecia (55,4 per cento, 119ª posizione). L’Italia è penultima tra gli Stati membri dell’UE.

L’Indice della libertà economica è scaricabile integralmente sul sito www.heritage.org/index. Quest'articolo è stato ispirato da una pubblicazione dell'Istituto Bruno Leoni.


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