20 febbraio 2012

La RAI ci prova

La decadenza Rai
dopo la "prostituzione" con i partiti
si è passati allo "fruttamento" del mondo produttivo
Mi è arrivata una proposta indecente: paga il canone RAI! No, non fraintendetemi, non sto parlando  che pagare il canone regolarmente è scandaloso (ma dopo le performance di Celentano al Festival, non ne sono sicuro) ma mi riferisco alla richiesta che RAI sta facendo in questi giorni ad aziende e studi professionali: Se hai uno o più computer collegati in rete devi pagare il canone!
Era già successo anni fa con analoghe richieste ma di mira erano state prese le famiglie. In quell'occasione, grazie anche all'intervento delle associazioni dei consumatori, vi erano state delle interpellanze parlamentari e si ottene un pronunciamento del Ministero dello sviluppo: “In considerazione del fatto che non sussiste ancora una interpretazione univoca circa la individuazione degli apparecchi, diversi dai televisori tradizionali, atti o adattabili alla ricezione delle trasmissioni, si ritiene opportuno procedere ad un approfondimento tecnico-giuridico della questione, anche attraverso il confronto con il Ministero dell'economia e delle finanze, l'agenzia delle entrate e la concessionaria del servizio pubblico”.
Ma il lupo perde il pelo e non il vizio, perciò cambiando il tiro, la Rai ci riprova nel mondo del lavoro prendendo di mira chi utilizza un pc per la professione, ma attenzione, smart phone e tablet non saranno salvati.
E' acqua dal suo mulino e sta solo cercando di indurre con l’inganno a pagare anche quando non si deve oppure  ha ricevuto indicazioni in tal senso dal Ministero?
Per conoscerne i retroscena  i Senatori Donatella Poretti e Marco Perduca hanno presentato un'interrogazione parlamentare (testo integrale sul sito di Aduc) al Ministero dello Sviluppo Economico.
Quindi sapremo se pr far i mediatori (visto che qualche pc si usa) saremo pure costretti a pagare un abbonamento TV. Evidentemente alla RAI non è sembrato paradossale che un computer è uno strumento ormai indispensabile allo svolgimento di qualsiasi attività lavorativa, e l’inclusione dello stesso fra gli apparecchi tassati significherebbe di fatto imporre una nuova imposta sul lavoro.
Ma tutto fa brodo e in un momento di grave crisi economica questo ulteriore balzello produrebbe un gettito superiore al miliardo di euro che diverrebbe una boccata d'ossigeno vitale all'asfittica Azienda Rai che a parlar di servizio pubblico sembra posta a distanze siderali e l'unico "servizio" che abbia saputo escogitare sia quello di  colpire d’improvviso il mondo produttivo percontinuarsi a gestire secondo il peggiore malcostume italiano.

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