16 gennaio 2012

Consumi, è recessione?


Ci si è lasciati alle spalle un anno piuttosto difficile, caratterizzato da una profonda crisi economica e dei consumi, che ha penalizzato in primis le attività commerciali le quali hanno dovuto assorbire anche un inopportuno aumento delle aliquote IVA (che alla fine chissà chi la pagherà se non i consumatori?).
Ed alla luce degli effetti che avranno sui bilanci delle famiglie le manovre che si sono succedute dall’estate, la situazione non potrà modificarsi nei prossimi mesi.

I consumi di fine anno
Da ConfCommercio fanno sapere che anche i consumi di Natale, da un primo monitoraggio effettuato, sono risultati in linea con la recessione in atto. Si sono infatti registrati cali di clientela nei ristoranti, soprattutto per il cenone di Capodanno ed il dettaglio alimentare ha registrato un segno negativo rispetto all’anno precedente, (peraltro già in calo) di circa il 15% per i generi alimentari primari e del 10% per le confezioni Natalizie.

Stessa diminuzione si è registrata nella vendita di libri, degli elettrodomestici e addirittura, per la prima volta, degli apparecchi elettronici ad eccezione del comparto dello smartphone e tablet. E le prospettive del 2012 non sono migliori, così come già si sta dimostrando sul fronte dei saldi che, se pur le previsioni non erano ottimistiche, ed i flussi di questi primi giorni lo confermerebbero, rappresentano ancora una valida modalità attraverso la quale i negozi vendono, quanto appunto rimasto a fine stagione.
Non ha senso dunque parlare di liberalizzazioni dei saldi ed anzi gli stessi forse andavano  effettuati, in tempi normali, a fine gennaio e non all’inizio.

A proposito di liberalizzazioni, sempre per ConfCommercio, si ritiene che il settore commercio è già ampiamente liberalizzato, così come è dimostrato dall’ampio turnover di chiusure e aperture di tante imprese ogni anno.
Ma come sempre, per il principio del "no nel mio giardino",  la Confcommercio potrebbe essere favorevole ad altre liberalizzazioni solo se queste si attuassero veramente per tutti i settori.
La via della completa deregolamentazione (che non è vero vige in tutta Europa visto che sia in Francia che in Germania vige il principio dell’apertura domenicale e festiva per deroghe) secondo l'associazione dei commercianti, genera solo caos e il sempre aperti, 24 ore al giorno, per 365 giorni all’anno è una condizione insostenibile, sia per le piccole imprese strette nella morsa tra rinuncia al diritto al riposo e alla vita familiare, sia per le grandi imprese che devono fronteggiare, per assicurare una simile tipologia di servizio, costi crescenti a partire da quella del lavoro, pur in uno scenario di consumi già in recessione.

Rimane il fatto che lo scenario 2012 non si presenta sicuramente incoraggiante e se avete qualche amico commerciante, andate a parlarci: si va dall'ipotesi di chiusura, alla minacciata disobbedienza fiscale e ai più tragici "in Italia non si può più vivere!".

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