Qualcuno vi ha mai raccontato come avvengono le aste dei titoli di stato e a chi viene affidato questo compito? Armatevi di buona volontà e leggete questo articolo apparso sul sito del Il Sole 24ORE. Era da immaginarsi che i rischi del gioco non fossero a carico di questi "specialist", come vengono indicati, che con i loro comportamenti sicuramente poco riguardosi verso il loro "cliente" (lo Stato Italiano) contribuiscono ad allargare la voragine del nostro debito sovrano.
E alla fine della lettura, non viene da domandarsi: ma non si poteva uniformare il sistema alla Germania invece di continuare ad ingrassare le banche a spesa dei contribuenti?
Il Sole 24ORE
L'asta dei BoT e dei CTz chiusa ieri con rendimenti record, al 6,5% e 7,81%, ha qualcosa in comune con l'asta dei Bund che mercoledì ha segnato anch'essa un record, questa volta nella quantità di titoli di Stato trattenuti dalla Bundesbank, 2,356 miliardi pari al 40% circa dei 6 in offerta. In entrambi i casi, l'anomalo rendimento dell'Italia e l'insolita quota di parcheggio dei Bund presso la banca centrale custode, hanno fatto emergere la incontrovertibile prova che il mercato è illiquido, che la domanda è asfittica, che i bilanci delle banche sono stremati al punto da rendere difficilissima la sottoscrizione dei titoli in asta per grandi importi.
I meccanismi d'asta del Tesoro italiano e dell'agenzia del debito tedesco (Bundesrepublik Deutschland - Finanzagentur) sono diversi e per questo un problema simile, come quello della carenza di domanda, in un caso ha portato i rendimenti alle stelle, nell'altro non ha coperto l'importo in offerta. L'Italia si affida agli specialist, venti grandi banche italiane ed estere, chiamate a garantire la copertura dell'importo in asta: formalmente, devono sottostare al requisito di una quota in media del 3% di sottoscrizione degli importi. Le aste italiane durante la crisi del debito sovrano sono sempre state coperte: a volte solo leggermente sotto l'importo più alto segnalato dalla forchetta del Mef con ammontare minimo e massimo. Questo esito ha rassicurato costantemente il mercato sulla capacità dell'Italia di raccogliere in qualsiasi circostanza l'importo per rifinanziare i titoli in scadenza e il deficit. Ma nulla viene gratis sui mercati. La copertura dell'asta, quando la domanda estera ha iniziato a scarseggiare fino ad azzerarsi negli ultimi tempi, ha fatto lievitare i rendimenti: la volatilità è talmente elevata che gli specialist corrono rischi enormi e quindi, per evitare il 'bagno di sangue' in asta, si tutelano un po' abbassando i prezzi e alzando i rendimenti nel pre-asta e tentando di sbarazzarsi dei titoli appena acquistati nel dopo-asta. I risultati ieri hanno confermato questa tendenza in cui la totale copertura degli ammontari offerti viene assicurata a prezzo di rendimenti elevati e crescenti: «dinamiche di mercato» che non riflettono l'evoluzione delle variabili fondamentali dell'economia italiana, come rilevato dal governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco. Nelle attuali condizioni di crisi dei titoli sovrani europei, con un forte calo della domanda da parte degli investitori finali, le modalità operative della copertura da parte degli specialist possono provocare aumenti dei tassi «difficili da spiegare».
Diverso è il caso della Germania, che non si affida agli specialist per coprire l'asta a qualsiasi costo. L'agenzia del debito tedesca fissa con un anno di anticipo, nel calendario pubblicato in dicembre per l'anno successivo, le date dei titoli in asta con i relativi importi. Senza forchette. Al momento dell'emissione, nel caso in cui l'ammontare prestabilito sia troppo alto rispetto alla domanda ai rendimenti sul secondario, la domanda non copre l'importo in offerta: avviene spesso, attorno al 15-20% non trova copertura. L'agenzia del debito a quel punto soddisfa quasi integralmente le richieste competitive e non competitive e poi parcheggia l'importo dei titoli non collocati presso la Bundesbank, che in quel caso agisce come banca custode e non 'lender of last resort'. L'agenzia del debito tedesco riprende poi quei titoli invenduti e li ricolloca in tranche sul secondario, nell'arco di qualche giorno o in casi di mercati ostici di qualche settimana. Ma come reagirebbe il mercato se un'asta italiana non andasse coperta? Solo la Germania, almeno finora, ha potuto permettersi tanto.
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