Finchè i tassi rimanevano fermi, la scelta del tasso variabile sembrava un buon affare: la differenza con il tasso fisso in qualche caso poteva arrivare anche a due punti percentuali, un risparmio davvero significativo. Poi, però, da dicembre, il vento è cambiato. La Bce ha approvato il primo rialzo di 0,25, a marzo ne è seguito uno analogo. E adesso il mercato attende con il fiato sospeso che i tassi salgano ancora, anche di un punto percentuale nell'arco di un anno.
Il vento è cambiato. In minima misura il mercato si è reso conto che le cose stavano cambiando, e si è in parte adeguato. Infatti la richiesta di mutui a tasso variabile ha raggiunto un picco nel secondo semestre 2004 (75,3%), per poi ridursi progressivamente (70,6% nel primo semestre 2005, 64,8% nel secondo, 58,8% nel primo semestre 2006).
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